14 novembre 2007

il manifesto 8.11.2007

Due paradossi sulla proposta del pubblico ministero in Cassazione, che chiede di assolve gli ufficiali nazisti imputati per la strage di Sant’Anna di Stazzema.In primo luogo, a me pare giustissimo che il massimo organo giudiziario ci ricordi che la responsabilita’ penale e’ personale e che va dimostrata al. di fuori di ogni possible dubbio attraverso il procedimento giudiziario. Il paradosso e’ che questa affermazione di principio casca nel mezzo di furori sicuritari in cui la nostra societa’ risponvera il principio delle punizioni collettive, delle rappresaglie, dei trasferimenti forzati, delle espulsioni di massa, e della pulizia etnica. Non sarebbe male se le garanzie giuridiche che invochiamo per i nazisti valessero per tutti, come diritti umani prima che come norme di legge, che dovrebbero valere pure per gli immigrati. (Corollario: nel caso di sant’Anna di Stazzema, il pubblico ministero ribadisce che non si puo’ condannare una persona sulla base del teorema “non poteva non sapere” e sulla base di una chiamata di correo – in questo caso, la testimonianza di altri soldati nazisti che hanno partecipato alla strage. Chiunque di noi abbia memoria del processo “7 aprile” e dintorni negli anni ’70-’80 sa bene quanti anni di carcere sono stati comminati precisamente su questa base che adesso si dichiara inadeguata.) Secondo paradosso. Da troppo tempo, direi proprio dagli anni ’70 ad oggi, abbiamo eccessivamente delegato all’ordine giudiziario non solo la nostra memoria storica ma anche la nostra morale politica. Conosco giudici, anche giudici militari, che sulla memoria storica lavorano con competenza e scrupolo degni dei migliori storici; ma non e’ questo il loro compito. Il risultato e’ che la responsabilita’ politica e la responsabilita’ morale spariscono quando non sia possible dimostrare una responsabilita’ criminale: non condanniamo gli ufficiali nazisti, quindi nessuno ha colpa della strage, quindi quella strage non e’ stata commessa; “non c’e’ nulla di penalmente rilevante,” “non sono mai stato condannato per nessun reato” sono mantra autoassolutori usati da tutta la nostra classe dirigente: e, come sanno Andreotti e Berlusconi, una prescrizione per decorrenza dei termini equivale a una prova di innocenza. Se non c’e’ condanna penale, non e’ successo niente. Ma gli innocenti di Sant’Anna di Stazzema e di centinaia di altre stragi naziste in Italia sono morti davvero, e li hanno uccisi i nazisti e i loro alleati e complici, su questo non ci piove. Ammesso (e non del tutto concesso) che non sia possible dimostrare in modo soddisfacente le responsabilita’ personali dei singoli, questo non significa che non siano gia’ ampiamente dimostrate le colpe condivise di un’ideologia, di un sistema politico, di un insieme di istituzioni. Pensare di non poter condannare questi vecchi nazisti non autrorizza a riscattare il nazismo e il fascismo suo alleato e servo.Infine, i processi per le stragi naziste sono un atto doveroso di ricerca di verita’ e di giustizia, ma anche una condanna non risarcisce il dolore e il danno. C’e’ negli Stati Uniti tutta una retorica sulla “closure,” sul “punto finale” che la condanna (specie la condanna a morte) dovrebbe costituire per le vittime e i sopravvissuti – salvo poi scoprire che non e’ cosi’. Giustamente, i familiari delle Fosse Ardatine si sono battuti in tribunale per provare la colpevolezza di Erich Priebke; ma anche quando la condanna e’ arrivata, la sofferenza e’ rimasta. Percio’ non possiamo delegare ai tribunali il risanamento delle ferite, la serenita’ d’animo di chi ha sofferto. Forse non ci si arrivera’ mai, il danno inflitto e’ irrisarcibile e interminabile. Per questo, qualche che sia infine la sentenza, e’ importante che Sant’Anna non resti sola, che la fine dell’iter giudiziario non dia adito al silenzio. I processi stanno a dimostrare che lo stato, e la societa’ che rappresenta, non abdica ai suoi doveri e alle sue leggi. Ma la solidarieta’ per le comunita’ e per le persone offese (compresi tutti noi, come esseri umani e come cittadini) non puo’ dipendere da questo, non puo’ fermarsi li’. La cosa piu’ importante che dovremmo fare, che potremmo fare, e’ costruire un mondo in cui la logica che ha condotto a quei crimini scompaia dal senso commune e dai rapporti fra noi esseri umani. Ma mi pare che stiamo facendo proprio il contrario

Post scriptum: La Casazione non ha accolto le richieste del pubblico muinistero e ha confermato i tre ergastoli (sia pure simbolici, dato che non verranno cmunque scontati).

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