Nel cestino della storia: studenti, ,partigiani, comunisti...
(il manifesto 3 febbraio 2008)
Tre frammenti sul destino della nostra storia nei nostri tempi.
Uno. Qualche volta anche Omero dormicchia. L’inserto di Repubblica sul 68 si apre stralciando
un brano di Umberto Eco: “Il Sessantotto è finito, ed è giusto che lo si giudichi storicamente. Il Sessantotto ha prodotto anche il terrorismo…” Persino Eco, nostro maestro, viene ridotto a quel riflesso condizionato che nel ’68 vede per prima cosa le origini del terrorismo. Ci vuole molta smemoratezza per non ricordarsi che il terrorismo in Italia comincia con Piazza Fontana il 12 dicembre 1969, una strage di stato che non fu certo “prodotta” dal ’68, ma semmai contro il ’68 e contro l’autunno caldo. “E giusto chiedersi, anche dal punto di vista storiografico,” continua il brano, “che cosa ci sia stato nel Sessantotto che ha prodotto, in alcuni che non hanno saputo riaversi dalla sua crisi la scelta terroristica.” Va bene. Ma non sarà giusto chiedersi che cosa ci fosse, e che cosa ci sia, nello Stato di allora e di oggi, che ha prodotto quella strage rimossa? E che relazione ci sia fra la stagione iniziata quel giorno a piazza Fontana e le sciagurate scelte di una minoritaria frazione del movimento che cominciò nel 1968 e che continuò, e continua, in tante forme che con gli assassini non hanno avuto niente a che fare?
Due. Buone notizie dal Partito Democratico: si sono scordati di mettere la resistenza e l’ antifascismo nella carta dei valori del nuovo partito. Secondo alcuni esponenti della nuova formazione politica si è trattato di una “dimenticanza,” che a richiesta potrà essere bonariamente sanata con una frase o due, tanto c’è posto per tutti, e nascere sulla dimenticanza è un buon viatico per un partito nuovo. Secondo altri è una cosa logica: un senatore spiega che il PD si fonda sul “presupposto che la storia del 900 è finita, e con lei le sue ideologie: il fascismo oltreché il comunismo.” ” Perciò “l’antifascismo in quanto ideologia politica è anacronistica come il fascismo.” L’una e l’altra per noi pari sono.
Il ‘900 sarà finito, ma se uno va sul sito di Forza Italia trova messaggi che incitano i vertici: “Prendete il potere, anche contro la Costituzione, non parlate più, altrimenti i parassiti cresceranno, agite”; “Ci vogliono le maniere forti altro che le elezioni.” L’antifascismo sarà obsoleto, ma il fascismo no: a Roma i fascisti aggrediscono, si prendono la Consulta degli Studenti, si preparano a marciare l’8 febbraio. Piero Terracina, ex deportato di Auschwitz-Birkenau, chiede al PD una esplicita condanna del fascismo e del nazismo per evitare che “in nome della pacificazione, vittime e carnefici vengano equiparati.” Ma che vuole? La Shoah è successa nel ‘900, è una storia finita, siamo in un altro millennio, tanto vale dimenticarsi anche di quella.
Tre. Un sindacalista della Cisl chiede alla Rai di bloccare il film della Comencini sulla fabbrica perché gli pare che faccia vedere troppi comunisti. Nel gioco delle obsolescenze, il ‘900 si porta via l’antifascismo e lascia rifiorire il fascismo; si porta via il comunismo ma l’anticomunismo no. Nello spazio di due giorni, aboliamo dalla memoria tutti quelli – studenti, partigiani, comunisti – che hanno provato a immaginare un mondo diverso. Nell’Unione Sovietica, si cancellavano i gerarchi in disgrazia dalle foto ufficiali. Noi invece celebriamo compunti la Giornata della Memoria. Orwell, al confronto, era un dilettante.
(il manifesto 3 febbraio 2008)
Tre frammenti sul destino della nostra storia nei nostri tempi.
Uno. Qualche volta anche Omero dormicchia. L’inserto di Repubblica sul 68 si apre stralciando
un brano di Umberto Eco: “Il Sessantotto è finito, ed è giusto che lo si giudichi storicamente. Il Sessantotto ha prodotto anche il terrorismo…” Persino Eco, nostro maestro, viene ridotto a quel riflesso condizionato che nel ’68 vede per prima cosa le origini del terrorismo. Ci vuole molta smemoratezza per non ricordarsi che il terrorismo in Italia comincia con Piazza Fontana il 12 dicembre 1969, una strage di stato che non fu certo “prodotta” dal ’68, ma semmai contro il ’68 e contro l’autunno caldo. “E giusto chiedersi, anche dal punto di vista storiografico,” continua il brano, “che cosa ci sia stato nel Sessantotto che ha prodotto, in alcuni che non hanno saputo riaversi dalla sua crisi la scelta terroristica.” Va bene. Ma non sarà giusto chiedersi che cosa ci fosse, e che cosa ci sia, nello Stato di allora e di oggi, che ha prodotto quella strage rimossa? E che relazione ci sia fra la stagione iniziata quel giorno a piazza Fontana e le sciagurate scelte di una minoritaria frazione del movimento che cominciò nel 1968 e che continuò, e continua, in tante forme che con gli assassini non hanno avuto niente a che fare?
Due. Buone notizie dal Partito Democratico: si sono scordati di mettere la resistenza e l’ antifascismo nella carta dei valori del nuovo partito. Secondo alcuni esponenti della nuova formazione politica si è trattato di una “dimenticanza,” che a richiesta potrà essere bonariamente sanata con una frase o due, tanto c’è posto per tutti, e nascere sulla dimenticanza è un buon viatico per un partito nuovo. Secondo altri è una cosa logica: un senatore spiega che il PD si fonda sul “presupposto che la storia del 900 è finita, e con lei le sue ideologie: il fascismo oltreché il comunismo.” ” Perciò “l’antifascismo in quanto ideologia politica è anacronistica come il fascismo.” L’una e l’altra per noi pari sono.
Il ‘900 sarà finito, ma se uno va sul sito di Forza Italia trova messaggi che incitano i vertici: “Prendete il potere, anche contro la Costituzione, non parlate più, altrimenti i parassiti cresceranno, agite”; “Ci vogliono le maniere forti altro che le elezioni.” L’antifascismo sarà obsoleto, ma il fascismo no: a Roma i fascisti aggrediscono, si prendono la Consulta degli Studenti, si preparano a marciare l’8 febbraio. Piero Terracina, ex deportato di Auschwitz-Birkenau, chiede al PD una esplicita condanna del fascismo e del nazismo per evitare che “in nome della pacificazione, vittime e carnefici vengano equiparati.” Ma che vuole? La Shoah è successa nel ‘900, è una storia finita, siamo in un altro millennio, tanto vale dimenticarsi anche di quella.
Tre. Un sindacalista della Cisl chiede alla Rai di bloccare il film della Comencini sulla fabbrica perché gli pare che faccia vedere troppi comunisti. Nel gioco delle obsolescenze, il ‘900 si porta via l’antifascismo e lascia rifiorire il fascismo; si porta via il comunismo ma l’anticomunismo no. Nello spazio di due giorni, aboliamo dalla memoria tutti quelli – studenti, partigiani, comunisti – che hanno provato a immaginare un mondo diverso. Nell’Unione Sovietica, si cancellavano i gerarchi in disgrazia dalle foto ufficiali. Noi invece celebriamo compunti la Giornata della Memoria. Orwell, al confronto, era un dilettante.
2 Comments:
La "dimenticanza" della Resistenza da parte del PD (frettolosamente recuperata dopo un intervento di Veltroni) corrisponde a quanto sta avvenendo al patrimonio storico, culturale e simbolico dei DS, costruito dalla sua gente (e malamente custodito). Basta guardare a cosa sta accadendo alle Case del Popolo: ricordo il caso esemplare della Rinascita di San Vito di Spilamberto, in provincia di Modena, dove un comitato sta faticosamente tentando di mantenere in piedi e vivo un luogo fortemente simbolico, che ha rischiato di essere demolito, e che rimane ormai come rara testimonianza di una memoria che per molti è ancora vissuta, nei corpi. Per riuscire nell'impresa hanno bisogno, anche loro, di non essere dimenticati.
Nipote di partigiano combattente mi vengono i brividi quando mi accorgo che in troppi si muovono per sminuire o far dimenticare...farò la tesi sulla resistenza nella mia zona, anche se mi sono sentita dire che forse "era troppo politica"...
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