Sprofondo americano
Kurt Vonnegut, che ci ha lasciato soli pochi giorni fa, l'aveva detto una volta per tutte: non c'è niente di intelligente da dire dopo una strage. Me ne sono ricordato dopo l’11 settembre, e mi torna in mente ancora una volta dopo la strage di Blacksburg in Virginia. Dopo una strage, dice Vonnegut, c'è solo il silenzio della morte, e forse qualche suono di uccelli fuori dal linguaggio. E dopo ogni immagine di morte, concludeva: così va.
Ho degli amici e colleghi al Virginia Tech di Blacksburg, e spero di averli ancora. In ufficio risponde la segreteria telefonica; a casa, il centralino dice che le linee sono occupate. Immagino che mezzo mondo stia provando a chiamare.
A Blacksburg ci sono stato poche ore, ho l'immagine di uno di quei campus provinciali da idillio cinematografico, soleggiati verdi e sereni. Alla ricerca un po' assurda di notizie aggiornate, ho chiamato «Virginia Tech shooting» su Google, e mi sono usciti i dati dei tiri a canestro dell'ultima partita della squadra di casa; ho cercato «Virginia Tech massacre», ed è uscita, la storia di una massacrante batosta inflitta a una squadra rivale. Sparatorie, massacri - le solite metafore sportive della quotidiana normalità, improvvisamente riportate al loro senso materiale, di solito dimenticato ma sempre latente. C'è sempre una tenebra annidata sotto il sole di questa America, una foresta ai margini del villaggio, un Injun Joe nella caverna sotto il villaggio di Tom Sawyer. L'idillio del campus è un mondo separato, come tanta parte dell'universo accademico americano, ghetto e torre d'avorio. Diceva un collega tanti anni fa: un ghetto nero disperato circonda la modernissima e iperliberista università di Chicago; e, aggiungerei, c'è una tormentata Appalachia attorno al sole e al verde del campus di Blacksburg. Sotto la pace ordinaria c'è sempre qualcosa in attesa di esplodere.
Lynndie England, la protagonista di Abu Ghraib, viene dal West Virginia, a un passo da lì. Viene da pensare che tanti bravi ragazzi americani di paese, spediti in Iraq, fanno laggiù col permesso del governo quello che rischierebbero di fare a casa, e che altri ragazzi come loro a casa fanno davvero. La Virginia nord-occidentale è una paese bellissimo di montagne ruvide e ripide, di valli strette, di boschi distesi, e - come tanta parte degli Usa - di violenza accumulata, di gente armata e risentita, che non si fa mettere i piedi sul collo da nessuno e che ogni tanto va fuori di testa, che si sente emarginata e spodestata ma non sa perché, in un'America che non capisce più e che non li capisce più, e scarica i risentimenti dove capita, punendo torti immaginari perché non riesce a riconoscere e articolare quelli veri. Anche i paranoici hanno nemici veri; ma non sempre sanno riconoscerli.
Queste comunque sono parole. Diceva Bob Dylan, a proposito di un'altra strage: ci sono 7 persone morte in una fattoria del Sud Dakota; da qualche parte, lontano, altre 7 persone nascono. Ci sono 32 persone morte, a Blacksburg. Così va.
Ho degli amici e colleghi al Virginia Tech di Blacksburg, e spero di averli ancora. In ufficio risponde la segreteria telefonica; a casa, il centralino dice che le linee sono occupate. Immagino che mezzo mondo stia provando a chiamare.
A Blacksburg ci sono stato poche ore, ho l'immagine di uno di quei campus provinciali da idillio cinematografico, soleggiati verdi e sereni. Alla ricerca un po' assurda di notizie aggiornate, ho chiamato «Virginia Tech shooting» su Google, e mi sono usciti i dati dei tiri a canestro dell'ultima partita della squadra di casa; ho cercato «Virginia Tech massacre», ed è uscita, la storia di una massacrante batosta inflitta a una squadra rivale. Sparatorie, massacri - le solite metafore sportive della quotidiana normalità, improvvisamente riportate al loro senso materiale, di solito dimenticato ma sempre latente. C'è sempre una tenebra annidata sotto il sole di questa America, una foresta ai margini del villaggio, un Injun Joe nella caverna sotto il villaggio di Tom Sawyer. L'idillio del campus è un mondo separato, come tanta parte dell'universo accademico americano, ghetto e torre d'avorio. Diceva un collega tanti anni fa: un ghetto nero disperato circonda la modernissima e iperliberista università di Chicago; e, aggiungerei, c'è una tormentata Appalachia attorno al sole e al verde del campus di Blacksburg. Sotto la pace ordinaria c'è sempre qualcosa in attesa di esplodere.
Lynndie England, la protagonista di Abu Ghraib, viene dal West Virginia, a un passo da lì. Viene da pensare che tanti bravi ragazzi americani di paese, spediti in Iraq, fanno laggiù col permesso del governo quello che rischierebbero di fare a casa, e che altri ragazzi come loro a casa fanno davvero. La Virginia nord-occidentale è una paese bellissimo di montagne ruvide e ripide, di valli strette, di boschi distesi, e - come tanta parte degli Usa - di violenza accumulata, di gente armata e risentita, che non si fa mettere i piedi sul collo da nessuno e che ogni tanto va fuori di testa, che si sente emarginata e spodestata ma non sa perché, in un'America che non capisce più e che non li capisce più, e scarica i risentimenti dove capita, punendo torti immaginari perché non riesce a riconoscere e articolare quelli veri. Anche i paranoici hanno nemici veri; ma non sempre sanno riconoscerli.
Queste comunque sono parole. Diceva Bob Dylan, a proposito di un'altra strage: ci sono 7 persone morte in una fattoria del Sud Dakota; da qualche parte, lontano, altre 7 persone nascono. Ci sono 32 persone morte, a Blacksburg. Così va.
2 Comments:
Vale la pena condividere questa testimonianza con il mondo. Sono qui per raccontare al mondo le buone opere di DR.WEALTHY. Mi chiamo Theresa Bolton e vengo dal Regno Unito .. Il mio uomo ha lasciato me ei miei figli per un'altra donna più anziana. Non è stato così facile per me .. Amo così tanto mio marito e non ho perso la speranza e ho continuato a pregare e Dio finalmente ha risposto alle mie preghiere ... ho cercato online un incantatore per aiutarmi a unire me e il mio amante per sempre e ho visto tante testimonianze di come DR. WEALTHY ha aiutato tante persone online e ho deciso di dargli una prova… L'ho contattato e gli ho spiegato. Mi ha detto di non preoccuparmi che riporterà indietro il mio uomo entro 24 ore. Ha consultato i suoi poteri e mi ha assicurato di non preoccuparmi. Ha fatto il suo lavoro e ha lanciato l'incantesimo e con mia grande sorpresa, mio marito è tornato lo stesso giorno implorando e piangendo proprio come DR. WEALTHY ha detto. Mi ha implorato perdono e ha promesso di non lasciarmi mai per nessun motivo. Siamo felici e viviamo insieme come una cosa sola. Contatta DR. WEALTHY ora su: wealthylovespell@gmail.com e puoi anche contattarlo su WHATSAPP +2348105150446 ... non perdere la speranza, buona giornata
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